Visitiamo sempre con una certa emozione lo stabilimento di Giorgetti, una realtà storica più che centenaria e uno dei più grandi brand del mobile made in Italy. In questo caso l’occasione è un reportage sul centro di lavoro balestrini idea in funzione dallo scorso anno presso l’azienda. A farci gli onori di casa è il Direttore Generale Fausto Citterio che ci parla di questa soluzione di alta tecnologia nel contesto di una realtà - l’Industria 4.0 – in cui sta investendo con grande convinzione.
SCM con i modelli balestrini è per un fornitore storico per questa azienda. “Abbiamo investito in questo nuovo centro di lavoro - afferma Citterio - fruendo delle agevolazioni fiscali contenute nel Piano 4.0, con l’obiettivo di utilizzarlo per il centro ricerche e dedicarlo preventivamente alla fase di prototipazione. Oggi la realizzazione dei prototipi è molto diversa rispetto a quanto avveniva in passato: si parte dai disegni e rendering dagli architetti che consentono di sviluppare in tempi veloci i programmi macchina e, quindi, si realizza il pezzo che è già molto evoluto. Se si torna indietro a non molti anni fa, si partiva da una sagoma di cartone, qualcosa che era molto abbozzato. Adesso il primo prototipo è già un pezzo molto vicino, sia nei materiali sia nelle forme, a quello che sarà il pezzo finito”.L’azienda utilizza anche una stampante 3D prima di mandare il rendering in macchina.
“I ragazzi che hanno sostituito il personale andato di recente in pensione hanno una dimestichezza molto maggiore con la progettazione su strumenti evoluti. Mentre sono certo che Giorgetti tra dieci, quindici anni continuerà a vendere i suoi mobili, non sono altrettanto sicuro che ci saranno ancora le competenze per fare il nostro tipo di lavorazione. E’ importante per questo cercare di formare i giovani. A questo scopo abbiamo stretto un rapporto continuativo con una scuola, nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro: i ragazzi del laboratorio sono tutti giovani e, quando gli studenti vengono a fare le visite in azienda, spieghiamo loro che chi lavora da noi guida una macchina che costa più di una Ferrari”.
Anche Giorgetti ha vissuto un passaggio dall’artigianato ad una modalità di produzione più industriale. “La cura e le materie prime sono rimaste quelle perché nelle collezioni Giorgetti la presenza del legno massello è una costante – prosegue Citterio -. Sicuramente è cambiato il modo di lavorarlo, arriviamo a forme che sono anche più estreme, anche se resta qualche oggetto, irriproducibile a livello industriale, che deve essere modellato a mano. Per noi è invece importante creare un prodotto riproducibile a livello industriale con un contenuto artigianale alto.
Fondamentale in questa mission la presenza di macchine SCM in azienda.
“La tecnologia diventa fondamentale non solo perché le nuove generazioni sono più affini a modalità di lavoro evolute, ma anche perché ci consente di poter crescere in precisione e velocità”.
A tale scopo Giorgetti ha effettuato diversi investimenti lo scorso anno. “Abbiamo acquistato dei macchinari per inserirli nei sistemi produttivi e oltre a questa integrazione è stata creata una nuova organizzazione che ci consente di lavorare in maniera ottimale, gestendo le relazioni con i fornitori, l’integrazione tre le macchine, i big data, beneficiando della possibilità di mappare il magazzino e gli avanzamenti di lavoro, gli scarichi, i pezzi, la gestione delle giacenze e tutto quello che è connesso. Oggi stiamo lavorando per integrare tra loro le macchine. Il fatto di essere snelli consente di liberare risorse per dedicarsi a lavori core business. Nella scelta dell’ultimo investimento, balestrini idea, SCM ci è sembrata più al passo con queste esigenze attuali”.
Libertà nella prototipazione. Cambio generazionale, cambio di competenze, cambio di approccio: quindi la necessità di dotarsi di strumenti giusti, utili e corretti per far sì che questi talenti si possano esprimere. “L’operatore attuale – prosegue Citterio - faceva il responsabile di laboratorio, considerando che avevamo deciso di puntare su un giovane proprio per cambiare l’approccio produttivo, la sua competenza migliore era la conoscenza assoluta di tanti nostri processi e dei software di processo. Abbiamo investito su un centro di lavoro a controllo numerico che desse la possibilità a questa persona di lavorare esprimendo al massimo le proprie potenzialità, aumentando la precisione in modo di avere un prodotto il più vicino possibile all’originale in tempi rapidi. Lo scorso anno è stata introdotta la produzione di una poltroncina, la cui prototipazione impegnava le macchine di produzione. Per tale ragione, abbiamo ritenuto fondamentale introdurre nel reparto di prototipazione un centro di lavoro affidabile come balestrini idea: grazie alla sua velocità e flessibilità, ci permette di realizzare i prototipi e i relativi processi produttivi, e successivamente di integrarli facilmente nel processo di produzione vero e proprio.”
Balestrini idea è il nostro centro di lavoro compatto con a bordo tutta la tecnologia SCM, come gli elettromandrini raffreddati a liquido ed il piano di lavoro aspirato. Il valore aggiunto che la macchina fornisce al processo di prototipazione è l’opzionale “asse tornio”, un dispositivo punta-contropunta che permette di lavorare il pezzo su tutto il suo perimetro: si risparmiano così i tempi di attrezzaggio, di costruzione delle dime, di programmazione e di aggiustaggio nella fase finale di finitura del prototipo.
“Questa soluzione ci ha dato la possibilità di effettuare tutta una serie di lavorazioni che hanno migliorato la risposta anche a livello produttivo. Oggi, se stiamo parlando di SCM e di modelli balestrini è perché si tratta di partner affidabili con una lunga storia, da sempre sul territorio. La forza, ma anche l’intelligenza di SCM nell’inglobare il marchio di origine balestrini dopo l’acquisizione dell’omonima azienda, è stata quella di mantenere tutte le competenze, la tecnologia e l’esperienza maturata da una realtà così importante sul territorio e con una serie di plus indispensabili per costruire e sviluppare macchine di alto livello”.
Credits: Pietro Ferrari per L’Industria del Mobile
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